La pianta dell’anice – nome scientifico Pimpinella anisum – appartiene alla famiglia delle Apiceae, ovvero la stessa del finocchio. I suoi piccoli semi dal sapore dolce e intenso sono spesso utilizzati nella preparazione delle carni più svariate o come accompagnamento a verdure e formaggi.
Origini
Originario del Medio Oriente, l’anice si diffuse in tutto il Mediterraneo al tempo dei romani e dei greci e venne importato nelle Americhe subito dopo i viaggi di Colombo. Oggi viene coltivato ovunque il clima caldo lo consenta, ma prettamente nell’area Mediterranea e in India.
Perchè mangiarlo
I semi di anice hanno proprietà digestive e antigonfiore, sono alla base di preparazioni fitoterapiche disinfiammanti per la tosse. Sono ricchi di oli aromatici che stimolano l’appetito e la digestione e aiutano la microflora intestinale, contrastando i dolori addominali.
Lasciati in infusione, assieme ai semi di finocchio se si vuole potenziarne l’effetto, aiutano a sgonfiare la pancia – e sono davvero ottimi!
In cucina i semi di anice possono essere utilizzati per preparazioni dolci e salate, interi o tritati. Aggiungili per aromatizzare la frutta cotta o i dolci a base di latte.
Nei secondi di carne donano un intenso profumo a coniglio, pollame, maiale o manzo, soprattutto nelle cotture lente e a fuoco basso, come il brasato o lo stracotto.
Puoi provarli anche come infuso digestivo della sera, l’aggiunta di ghiaccio per creare una bevanda dissetante o per la preparazione di liquori.
In Italia l’anice è stata introdotta dagli Arabi che la portarono in Sicilia, dove venne a lungo sfruttata per preparare bevande. L’assenzio, bevanda proibita del periodo Bohémien, si prepara con l’anice e si riconosce proprio dal suo gusto spiccato.
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