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Minestra o minestrone? Zuppa o passato? E ancora crema o vellutata? La loro bontà è indiscutibile e sono amate, secondo tradizioni diverse, dal Nord al Sud Italia, più difficile è invece riconoscerle e chiamarle con il nome corretto. Ecco le differenze e le caratteristiche dei comfort food amati da grandi e piccoli.
MINESTRA, MINESTRONE O ZUPPA?
La prima e unica distinzione importante tra zuppa e minestra sta negli ingredienti utilizzati per arricchire il piatto, oltre alle verdure. Nella zuppa non compare mai né riso né pasta, ma può essere servita solamente con pezzetti di pane, più o meno grandi. Il nome stesso, zuppa, simile in tutte le lingue europee, deriva dal gotico suppa, che indicava la fetta di pane che veniva messa nelle ciotole prima di versarvi il brodo. Nel Medioevo, infatti, la fetta di pane era utilizzata al posto delle stoviglie.
Anche la minestra, in tutte le sue varianti, è da sempre il piatto povero per eccellenza e il suo nome deriva da minestrare, cioè amministrare, e veniva abitualmente servita o "ministrata" dal capofamiglia. La minestra, a differenza della zuppa, contiene oltre alle verdure, riso, pasta o orzo.
Le verdure utilizzate per le minestre o le zuppe sono essenzialmente le stesse e sono legate più alla tradizione culinaria regionale, alle coltivazioni locali, alle stagioni o ai gusti personale che ad una reale diversità tra i due piatti. La zuppa è molto diffusa nelle regioni del centro e sud Italia, in particolare in Toscana, con i cavoli neri come verdura principale, in Calabria e Sicilia dove i legumi, fave in particolare, sono molto amati e in Sardegna, con l’irrinunciabile aggiunta di pezzetti di formaggio.
La zuppa in generale ha un aspetto più denso e consistente della minestra classica, perché per prepararla viene utilizzato meno brodo o perché l’aggiunta di pane e crostini la rende più asciutta. Molto spesso, per il suo alto valore nutritivo, una buona zuppa viene considerata un pasto completo e ricco.
La minestra, invece, è più liquida a seconda del brodo utilizzato ed è consumata soprattutto nel Nord Italia. In Lombardia la minestra è preparata con l’aggiunta di riso, mentre nel Veneto e in Emilia Romagna si aggiunge pasta o cappelletti o addirittura dell’uovo strapazzato.
A metà tra la zuppa e la minestra c’è il minestrone, nato dopo la scoperta dell’America e l’introduzione in cucina di alcuni ingredienti fondamentali come le patate, il mais e i fagioli, che prima non erano molto utilizzati. Questi ingredienti hanno arricchito e legato le erbe e gli ortaggi utilizzati fino ad allora creando così una minestra più consistente e simile alla zuppa. Il minestrone italiano per eccellenza è caratterizzato dall’utilizzo di verdure di colore verde, rosso e giallo e dall’aggiunta di pasta, alla fine.
CREMA, VELLUTATA E PASSATO: LA MORBIDEZZA NEL PIATTO
La differenza tra vellutata e passato di verdura è molto semplice. La vellutata è composta solamente da 2, massimo 3, tipi di verdure. Gli abbinamenti tradizionali sono: patate-porri, zucchine-patate, carote-patate. Inoltre, in una vellutata non deve mai mancare la liason finale degli ingredienti che avviene con l’aggiunta di panna da cucina o tuorli d’uovo, che legano i sapori e danno una consistenza morbida.
Il passato di verdure, invece, non è altro che una minestra, senza pasta, o solamente con del riso, che viene frullata con un mixer, preparata prevalentemente per i bambini che non amano vedere la verdura in pezzi grossi.
Più sottile è invece la differenza tra vellutata e crema. Per crema si intende una preparazione con un solo ingrediente principale, frullato, e legata da farina di riso o latte.