Il farro è la più antica tipologia di frumento coltivata dall’uomo, fin dai tempi del neolitico. Il farro viene spesso definito come “grano vestito” poiché il suo chicco, dopo la trebbiatura, rimane avvolto dagli involucri glumeali. Dunque, prima di poterne fare un uso alimentare, è necessario praticare su di esso una “svestitura”, mediante il trattamento di attrezzature decorticatrici adibite all’operazione.
Origini
Le origini del farro sono antichissime ed alcuni rinvenimenti archeologici effettuati in Mesopotamia, Egitto e Siria confermano che la sua coltivazione veniva praticata dall’uomo già nell’ VIII-VII millennio a.C.
Nel nostro paese, invece, abbiamo testimonianze dell’uso del farro fin dal periodo dell’Antica Roma. In particolare, nella cucina romana, il farro era spesso utilizzato nella preparazione della Puls, una sorta di polenta, mentre nella cultura non mancano accenni al farro per lo svolgimento dei riti sacri, in quanto si riteneva il frumento stesso protetto dalla Dea Cerere.
Anche nei matrimoni il farro aveva la sua parte: negli antichi riti sposalizi dei romani, infatti, era rituale per marito e moglie scambiarsi ed offrire a Giove una focaccia di farro, simbolo di vincolo legale e patrimoniale, oltre che mezzo necessario per favorirsi la buona sorte.
Perchè mangiarlo
Della stessa sottospecie del frumento tenero, il farro in realtà contiene più proteine ed è più digeribile. È ricco di sostanze nutritive importanti come il magnesio e la tiamina, oltre a contenere sali minerali, fibre e vitamine del gruppo B che rilasciano energia lentamente.
Proprio queste caratteristiche ne fanno un cereale energetico ideale per gli sportivi. Il suo guscio, più duro rispetto a quello del grano, protegge gli elementi nutritivi al suo interno dagli agenti atmosferici esterni, come per esempio l’inquinamento e i pesticidi.
Il farro si presta a numerose preparazioni dolci e salate. Oggi in commercio si trovano molti prodotti derivati dal farro come pasta, prodotti da forno e birre. È un ottimo sostituto del riso, può quindi essere aggiunto a zuppe e minestre, cucinato come il risotto o proposto come base di insalate fredde. Ridotto in farina può essere utilizzato, da solo o miscelato ad altre farine, per preparare pane, biscotti o dolci.
In commercio esistono principalmente due tipi di farro: quello decorticato, nella forma più integrale che richiede l’ammollo, e quello perlato dove la glumella esterna viene eliminata parzialmente con un processo di perlatura, e che per questo cuoce senza ammollo.
Prima di cuocere il farro, è consigliato sciacquarlo abbondantemente sotto l’acqua corrente. Il farro può essere cucinato come risotto o lessato in abbondante acqua salata per 20/30 minuti, se il farro è perlato, o per circa 1 ora – dopo 12 ore di ammollo – se è decorticato. Se si preferisce utilizzare la pentola a pressione, il farro perlato cuoce in 15 minuti dal sibilo di ebollizione.
Dalla decorticazione dei chicchi di farro si ricava la pula di farro, che viene usata nell'imbottitura di cuscini e materassi. La pula di farro è un naturale antitraspirante e previene la formazione degli acari. Inoltre l’acido di silicio contenuto nella pula funziona come antidolorifico naturale.