L’amaranto è una pianta originaria dell’America centrale, caratterizzata da chicchi commestibili e consumati spesso in modo analogo ai cereali. L’amaranto è una pianta con diverse specie, il genere Amarantus comprende infatti circa 60 tipologie, anche se solo tre sono considerate buone produttrici di semi: il Caudatus, il Cruentus e l’Hypochondriacus.
Origini
La diffusione dell’amaranto è estremamente differenziata. Ne troviamo tracce in Europa, dove nel ‘700 era utilizzata come pianta ornamentale, ma anche in Africa e in Asia, dove cento anni dopo se ne faceva un uso prettamente alimentare.
Si pensa, in ogni caso, che una varietà di amaranto fosse già conosciuta all’epoca degli antichi greci, dove la mitologia narrava che le dee amassero essere festeggiate dagli esseri umani proprio con delle ghirlande di questa pianta.
Allo stesso modo si pensa che i romani attribuissero all’amaranto poteri sovrannaturali per tenere lontana l’invidia e la sventura. Nei suoi territori d’origine, poi, la pianta era consideratissima: gli Aztechi chiamavano l’amaranto “Il grano degli Dei”, per via delle qualità energetiche dei semi e dell’importante uso che ne facevano durante i rituali religiosi. I Maya, invece, ne apprezzavano particolarmente il potere curativo, tanto da definire l’amaranto stesso con il nome di “kiwicha”, cioè Piccolo gigante.
Perchè mangiarlo
Ricco di calcio ma anche di fosforo, magnesio, ferro, amidi e soprattutto proteine facilmente assimilabili, l’amaranto presenta inoltre un notevole contenuto di Lisina, amminoacido essenziale carente nella maggior parte degli altri cereali. E non solo, perché l’amaranto è anche una buona fonte di fibre e un buon antiossidante, prevenendo disturbi cardiovascolari e ipertensione.
Piccolo semino di colore chiaro, il suo gusto dolce e gradevole ricorda vagamente quello della nocciola, infatti in cucina si presta molto a preparazioni di dolci .
Tuttavia, l’amaranto risulta un ingrediente versatile. Può essere consumato con le verdure e nelle zuppe di cereali e i suoi semi, una volta soffiati, possono essere aggiunti al latte o allo yogurt, o utilizzati per la preparazione di merendine per i bambini.
Ridotto in farina è inoltre un’ottima base per le pappe dei neonati. L’amaranto va bollito per 20 minuti circa, in un quantitativo di acqua pari a 3 volte quello dei chicchi. Per esempio, per prepararne 300 g ti serviranno 900 ml di acqua. In cottura tende ad aggregarsi assumendo una consistenza leggermente gelatinosa, lo si può quindi associare ad un altro cereale come il riso o a dei legumi.
Prima di cuocerlo, è preferibile sciacquarlo qualche secondo sotto l’acqua corrente e, se lo si desidera, tostarlo in padella con un filo d’olio. Porta ad ebollizione in una pentola l’acqua con un pizzico di sale, aggiungi l’amaranto e cuoci per 20 minuti. Lascia riposare 10 minuti, prima di aggiungere il condimento, come per esempio delle verdure. Puoi anche far saltare qualche minuto in padella l’amaranto con il suo condimento, per renderlo più colorito e croccante.
Visto che gli Aztechi consideravano l’amaranto come una pianta sacra, il conquistatore cristiano Cortez fece distruggere tutti i campi di amaranto e ne proibì severamente la coltivazione, minacciando i trasgressori con torture e addirittura con la pena di morte. Queste misure estreme provocarono la scomparsa dell’amaranto per moltissimi secoli.