Il miglio – nome scientifico Panicum miliaceum – è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Graminacee. Nelle regioni del sud, in Italia, il miglio viene solitamente indicato con la strana espressione di “Vulpicoca”. Questa definizione deriva dalla caratteristiche inflorescenze del miglio paragonabili, per la forma, alla coda della volpe.
Origini
Secondo varie fonti, il miglio sarebbe originario del Medio Oriente o dell’Asia centrale, anche se l’ipotesi più verosimile identifica nell’India la zona di genesi di questa pianta. È dato comunque per certo che la coltivazione del miglio stesso risalga alla preistoria, e più precisamente al Neolitico.
Nel corso dei millenni, poi, anche gli Antichi Romani ebbero modo di utilizzarlo ampiamente nella loro alimentazione di tutti i giorni, e questa tendenza proseguì fino al Medioevo, durante il quale il miglio era spesso usato al posto della carne per via dei lunghi periodi di astinenza previsti dalle tendenze religiose dell’epoca.
Perchè mangiarlo
Particolarmente ricco di sali minerali come ferro, magnesio, fosforo, silicio, il miglio è fonte di proteine che apportano energia utile soprattutto per chi pratica sport. Il miglio, inoltre, è un toccasana per unghie, capelli e pelle e un vero e proprio ricostituente naturale. Sostanzioso ma facilmente digeribile, per il suo alto contenuto di lecitina e colina, è indicato per l’alimentazione dei bambini e consigliato persino alle donne in gravidanza.
In cucina si presta a preparazioni dolci e salate, intero o passato. Il suo alto potere agglutinante lo rende una valida alternativa alle uova nella preparazione di sformati e affini.
È sconsigliato lessarlo, come si farebbe per qualsiasi altro cereale, meglio tostarlo leggermente e cuocerlo in poca acqua. Prima di tostarlo, comunque, e preferibile sciacquarlo sotto l’acqua corrente per rimuoverne eventuali impurità.
Una volta completata l’operazione di pulizia, dunque, passarlo per qualche minuto in padella con un filo d’olio, per dargli un sapore quasi nocciolato, mescolando continuamente onde non farlo attaccare al fondo.
La cottura più indicata è in acqua leggermente salata “per assorbimento” seguendo le proporzioni 1/3 di miglio, 2/3 d’acqua. Se invece decidi di tralasciare la tostatura, la quantità d’acqua andrà raddoppiata. Per prepararne 300 g ad esempio, se tosti il miglio prima di cuocerlo, ti serviranno 600 ml di acqua, altrimenti te ne serviranno 1200 ml. Metti in una pentola capiente il miglio, versa l’acqua, porta ad ebollizione, poi copri con un coperchio, abbassa la fiamma e lascia cuocere per 15/20 minuti a seconda del quantitativo di acqua utilizzato.
Il miglio si conserva molto a lungo in grani, diventa invece molto deperibile se macinato in farina.
Il miglio è stato riscoperto e reintrodotto da qualche anno nelle consuetudini alimentari, dopo un lungo periodo di quasi totale disuso.
Oggi la sua coltivazione nel nostro Paese è ancora assai limitata, ma in passato, fino all’arrivo del mais dall’America, veniva consumato soprattutto nel Nord Italia sotto forma di polenta.